Conferenza sul diritto umanitario del Procuratore Generale Militare, Dott. M. De Paolis

Approfondimento giuridico dei crimini di guerra della Seconda Guerra Mondiale da parte di uno dei maggiori esperti in materia

Particolarmente interessante quanto attuale, il tema oggetto della conferenza tenuta presso gli Istituti Scientifici dell’Istituto da parte del Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare d’Appello di Roma, Dott. Mario De Paolis, a beneficio dei cadetti dell’Accademia.

I frequentatori e i vertici della Scuola di Formazione presenti alla conferenza hanno avuto l’opportunità di ripercorrere, con elementi di approfondimento e un’illustrazione di assoluto valore, l’evoluzione storica del diritto umanitario e del diritto internazionale, a partire dai due conflitti mondiali fino alla crisi Russo-Ucraina ancora in atto.

L’esposizione ha avuto il suo incipit con un assioma fondamentale: “anche la guerra è soggetta a regole”. Il senso è da ricercare nella tendenza che si ha nel sottovalutare gli aspetti legali e giudiziari afferenti a un conflitto armato che sono invece dettagliatamente disciplinati a partire dalle Convenzioni di Ginevra del 1949.

Il tema assume connotati ancor più delicati e degni di risalto se si considerano non soltanto i crimini di guerra, intesi come mere “violazioni del diritto nell’uso dello strumento bellico”, ma anche le più recenti categorie di crimini contro l’umanità (es. la deportazione) e i crimini contro la pace (o, più comunemente, “crimini di aggressione”).

Uno dei temi maggiormente discussi ha riguardato proprio i c.d. soggetti “inoffensivi”, ovvero una delle categorie fra le più coinvolte nei conflitti internazionali. Il Procuratore ha ripetutamente evidenziato l’opera di mistificazione lessicale cui si fa ricorso per raggirare le convenzioni internazionali e giustificare i numerosi “danni collaterali”.

Nella seconda parte della spiegazione, in principio della quale è stata anche presentata la mostra audiovisiva organizzata a Roma proprio dal relatore ed intitolata “Nonostante il lungo tempo trascorso, è stata ricostruita la risposta giudiziaria italiana messa in atto al termine del 2° Conflitto Mondiale. All’Italia, infatti, in quanto “co-belligerante”, e non “alleata” come viene spesso erroneamente identificata, fu concesso di giudicare chi si fosse macchiato di crimini di guerra nel grado di Generale di Brigata o inferiore.

Nell’ambito delle inchieste che ne scaturirono, si tennero inizialmente 15 processi, alcuni dei quali divenuti particolarmente famosi (come il Processo Reder[1], per la Strage di Marzabotto, e il Processo Wagener[2], per quanto accaduto sull’Isola di Rodi); tuttavia, nei primi anni ’50 tutti i crimini oggetto di indagine subirono un singolare  provvedimento di “archiviazione provvisoria”, che si interruppe solo nel 1994  con il rinvenimento e la riapertura di quello che, da quel momento in poi, fu chiamato l’armadio della vergogna” . Un archivio, con le ante rivolte verso il muro, nel quale erano stati rinchiusi i fascicoli d’inchiesta riguardanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale, raccolti dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, relativi a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante la campagna d’Italia (1943-1945) dalle truppe nazifasciste.

La conferenza si è conclusa con i ringraziamenti del Comandante dell’Accademia, Gen. Di Brigata Aerea Luigi Casali, al Procuratore, per l’interessantissimo l’excursus storico-giudiziario e con il suggerimento, di quest’ultimo, rivolto ai giovani e futuri ufficiali dell’Arma Azzurra, ad “usare sempre il cuore, oltre che la testa”, nelle difficili scelte che la vita ci presenta.

S.Ten. Marco Caporusso


[1] Il processo per la strage di Monte Sole si concluderà il 31 ottobre 1951 con una sentenza di condanna all’ergastolo. Dopo una lunga detenzione nel carcere militare di Gaeta, Reder sarà graziato e liberato il 24 gennaio 1985, nonostante il parere contrario espresso a più riprese dai familiari delle vittime.

[2] Gen. Otto Wagener del cosiddetto “gruppo di Rodi” fu condannato a 15 anni di reclusione da un tribunale militare italiano nel 1948 per crimini di guerra contro militari italiani nell’isola dell’Egeo